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sabato 2 agosto 2008

BUSH E I PROGRESSI IN IRAQ

Il presidente George Bush giorni fa ha annunciato progressi in Iraq. Mr Bush ha sempre contato sulla memoria corta degli elettori, e a tutt'oggi, sembra contarci ancora. Le sue dichiarazioni si basano su esso. Per esempio giovedì ha fatto queste dichiarazioni: "La violenza è diminuita ed ha raggiunto i livelli più bassi dalla primavera 2004 eda tre mesi si mantengono a un livello stabile". Verrebbe voglia di chiedere al presidente sul livello di violenza prima l'invasione americana. Forse, un intraprendente reporter di uno dei pochi giornali i cui proprietari non traggono giovamento dalle politiche del sig. Bush disastrose per il cittadino medio, di certo potrebbe fargli questa domanda. La violenza è diminuita, confrontato agli ultimi anni, ma è ancora astronomicamente superiore al periodo di tempo prima dell'invasione dei 130.000 soldati USA. “Il motivo di questo progresso continuo raggiunto è il successo della strategia del "Surge„. L'aggiunta di 30.000 truppe per terrorizzare i cittadini dell'Iraq.. Sia quello che sia, esso sembra essere sufficiente ad uccidere un numero sufficiente di Iracheni per ridurre la quantità di opposizione all'esercito d'occupazione. Questo, a quanto pare, per Mr. Bush è la definizione di successo. Un giorno prima, un'offensiva importante è cominciata a Diyala. Sig. Bush ha detto: “Questa operazione è stata condotta dagli iracheni; le nostre forze stanno svolgendo un ruolo di sostegno." Quindi, con il supporto dei militari degli Stati Uniti, gli Iracheni stanno combattendo gli Iracheni. Bush non conosce che cosa sia una guerra civile? Probabilmente non importa finchè l'America succhia il petrolio. Prima dell'invasione degli Stati Uniti non c' era più violenza in Iraq che in qualunque altra dittatura del terzo mondo. La guerra degli Stati Uniti ha rovesciato il governo senza mettere nulla al suo posto; ha distrutto le infrastrutture, privando così milioni di persone innocenti di servizi di base che in precedenza gli erano garantiti; ha ucciso oltre 1000000 di persone; altri milioni di sfollati e ancora non aveva il controllo sulla popolazione. Così si rese necessario per Bush aggiungere più 30.000 terroristi, e c'è ancora difficoltà a spezzare la volontà di quell'arrogante popolo iracheno, la maggior parte dei quali, almeno nella sua valutazione, sono terroristi. Poi Bush avverte cupamente, che non è ancora tutto a posto con il mondo: "Noi rimaniamo una nazione in guerra. Al Qaeda è in fuga in Iraq, ma i terroristi resteranno pericolosi, e sono determinati a colpire il nostro paese e i nostri alleati. " Gli stessi studi del governo degli Stati Uniti indicano che Al-qaeda non aveva una presenza significativa in Iraq prima dell'invasione degli Stati Uniti. La sua presenza oggi è discutibile, dal momento che il gruppo noto come Al-Qaeda in Iraq ha solo apparentemente un minimo legame con il gruppo che sarebbe responsabile per gli attacchi agli Stati Uniti dell'11 settembre 2001. Ci si domanda quando Mr. Bush riterrà che le quasi 4.000 morti americane di quel giorno siano compensate adeguatamente: Sono morti in Iraq più soldati degli Stati Uniti che cittadini degli Stati Uniti l'11 settembre e molti più Iracheni degli Americani morti quel giorno. Ma il rabbioso desiderio di Bush di invadere l'Iraq sembra che abbia avuto poco a che vedere con l'11 Settembre; ora il mondo sa, solo quello che molti sospettavano prima dell'invasione. E' per il petrolio, e non per la sicurezza degli Stati Uniti, è per quello che gli Stati Uniti hanno sacrificato così tanto sangue. Bush ha ragione su un punto: i terroristi restano pericolosi, ma non iracheni, iraniani, o chiunque altro, gli americani sono i pericolosi terroristi. Chieda a ogni il genitore iracheno che ha sepolto il corpo mutilato e sanguinante del suo bambino; interroghi la moglie, la madre, la sorella o la figlia che hanno guardato con orrore come il loro padre, figlio, fratello o marito innocente sono stati trascinati dalla loro casa nel cuore della notte e sono stati presi ai luoghi sconosciuti. Alcune di quelle famiglie non hanno visto mai più i loro cari. Mentre i terroristi stranieri furono capaci di dirottare tre jet quasi sette anni fa, il loro potenziale per la distruzione impallidice se confrontato a quello che gli Stati Uniti è stato capace di distruggere. L'Iraq, una vittima: una nazione impoverita da anni di sanzioni USA col sostegno dell' U.N., seduta su più petrolio di quanto persino Mr.Bush avrebbe mai sognato, senza nessun esercito che avrebbe potuto in nessun modo competere per numero e tecnologia a quello USA, collegata a suon di menzogne al 9/11; e in aggiunta, un Congresso degli Stati Uniti invertebrato e stupido. La guerra era inevitabile. Il sig. Bush ed i suoi servetti non ha preso molto in considerazione la cultura irachena. Non hanno considerato che gli Iracheni avrebbero fatto quanto nel loro potere per respingere i loro invasori. La guerra di Bush & Co. non ha considerato la rivalità tra curdi, sciiti e sunniti e la fragile pace che esisteva. Ogni patriota iracheno, disposto a sacrificare la propria vita per l'Iraq, è stato chiamato "rillelle." Questo termine dispregiativo ha mascherato per alcuni il fatto che questi eroi erano combattenti per la libertà, cercavano di liberare la loro nazione da un esercito imperiale d'occupazione che era li' a rubare petrolio. Quindi questa è per Bush l'idea di progresso. La palese e sanguinosa annessione di una nazione un tempo sovrana significa, per Bush, che l'USA è "vincente" Se così, sta vincendo la guerra più immorale, più ingiusta, inutile degli ultimi 100 anni.

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