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mercoledì 31 ottobre 2007

IRAN-USA, COSA C'E' SUL QUEL TAVOLO?

Da più di un anno, gli USA stanno minacciando apertamente di bombardare l'Iran. Alcuni piani d'azione prevedono l'uso delle bombe nucleari. "All options are on the table" dice Bush, Cheney, Rice e la maggior parte dei candidati alla corsa presidenziale 2008. Il motivo?
Dicono di sentirsi minacciati dall'inseguimento dell'Iran della tecnologia di energia nucleare, anche se formalmente hanno assegnato all'Iran questo diritto quando hanno ratificato il Trattato di non Proliferazione nucleare in 1968. La IAEA non ha trovato prova di un programma di armi nucleari. Dicono di sentirsi minacciati dal supporto dell'Iran alla milizia sciita, particolarmente quelli in Iraq e Libano. L'Iran ha svolto tradizionalmente il ruolo di difesa delle comunità sciite, anche nell'era ottomana. Dicono di sentirsi minacciati dall'opposizione dell'Iran all' espansione d'Israele ed all'oppressione israeliana dei Palestinesi, che è contro diritto internazionale e molte risoluzioni dell' ONU. Si sentono minacciati dalle esportazioni di energia dell'Iran e dalla sua capacità di influenzare i prezzi mondiali. In generale, si sentono minacciati da una Nazione indipendente in una regione ricca di petrolio che desiderano dominare. Di conseguenza, minacciano di bombardare l'Iran. "Tutte le alternative sono sul tavolo".
Il capitolo dell' ONU, articolo 2, sezione 4 afferma che
"Tutti i membri si asterranno nei loro rapporti internazionali dalla minaccia o dall'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di ogni Stato, o in qualunque altro comportamento in contrasto con gli Obiettivi delle Nazioni Unite".
L'America è un membro fondatore dell' ONU e così quella condizione è parte della sua propria legge nazionale. Secondo la Costituzione degli Stati Uniti, i trattati costituiscono la più alta legge nazionale. È illegale per la legge degli Stati Uniti minacciare di bombardare l'Iran. Tuttavia, minacciano la guerra. Trasferiscono grandi numeri di navi da guerra nei mari che circondano l'Iran. Sviluppano basi e schierano le truppe da tutti i lati dell'Iran. Una conseguenza di queste minacce è che l'Iran deve prepararsi alla difesa. Il 20 ottobre, un importante comandante militare iraniano ha annunciato che l'Iran è pronto a rispondere con 11.000 missili subito dopo i primi minuti di un attacco a sorpresa americano. I missili sono puntati sulle basi militari, le navi in mare e i beni economici delle nazioni minaccianti. Lanciare molti missili DOPO un attacco a sorpresa "shock-and-awe" significa che l'Iran deve distribuire la sua capacità di lancio. Non c'è un bottone di lancio ed un dito in comando sul bottone. Ci sono molti bottoni e molte dita differenti su essi. La guerra è ora su un grilletto sensibile ed il rischio di una guerra accidentale è ora molto, molto, molto alto. La guerra potrebbe essere iniziata da un fondamentalista religioso iraniano desideroso di andare in cielo, o da un patriota desideroso di difendere l'Iran, o un traditore desideroso di distruggere l'Iran, o qualcuno depresso o annoiato o semplicemente che per errore scambi sullo schermo radar uno stormo di uccelli per un attacco incombente. Gli USA hanno oltre 300.000 militari e personale di supporto nella regione intorno all'Iran, per tutti quelli ora l'obiettivo è puntato sui 11.000 missili. Le continue minacce di guerra hanno portato a questo. Jeremy Bentham, più di 200 anni fa descrisse cosa sta accadendo nel libro "Programma per una Pace Universale e Perpetua"1789. Ha coniato il concetto di "diritto internazionale" ed per primo ha immaginato l'idea delle Nazioni Unite. Nel XVIIIesimo secolo, quelle erano soltanto idee. Ora, nel ventunesimo secolo, sono la realtà. Abbiamo il diritto internazionale e le Nazioni Unite. Ma gli USA. ed altre nazioni belligeranti hanno deciso di comportarsi contro il diritto internazionale ed in violazione delle Nazioni Unite, con la conseguenza che le loro forze militari ed economie ora sono in pericolo.
Fra tutte le alternative, il più probabili sono autodistruzione e suicidio nazionale.

"CONDI" NON RICORDA PERCHE' L'AMERICA MANDAVA IN SIRIA LA GENTE DA TORTURARE..

"Condi", il Segretario di Stato Condoleeza Rice, perde la memoria quando più le conviene: chiamamolo "Alzheimer diplomatico". Ad un'udienza della Camera, la settimana scorsa, le è stato chiesto perché l'America ha mandato in Siria Maher Arar, un assistente tecnico canadese, un uomo innocente, dove fu torturato e picchiato, e ha risposto:
-La mia memoria su alcuni particolari si è vaga.
Queste parole ci ricordano la sua testimonianza alla Commissione del 9/11 nella quale invocò ripetutamente la sua memoria confusa. Una discussione con il membro della Commissione Richard Ben-Veniste virtualmente rispecchia la sua testimonianza di questa settimana:
BEN-VENISTE: Il presidente ha incontrato il direttore del FBI? … tra il 6 agosto e 11 settembre?
RICE: Risponderò in un'altro momento. Non ne sono sicura.
Qui c'è più prova dell' Alzheimer della Rice dalla sua testimonianza della Commissione di 9/11:
Non ricordo la discussione che Dick Clarke racconta… Così non conosco il contesto della discussione. Non la ricordo personalmente.
Veramente non mi ricordo, Commissario, se ho discusso questo con il Presidente. Non sono stato informata di quello. Non mi ricordo essere informato del quello, no. Non ricordo nulla di quel genere.
Il Congresso ha provato ripetutamente a convincere la Rise a testimoniare sui vari argomenti, ma li ha respinti con successo fino a questa settimana. Con la guerra di Iraq che continua a inasprirsi, l'amministrazione Bush ha avuto bisogno di qualcuno per provare a tappare i buchi in una politica che appare sempre più rattoppata. Mentre i media americani hanno focalizzato la loro attenzione sulle sue dichiarazioni sul fiasco dei Blackwater, il Rappresentante del Connecticut Ron Delahunt ha voluto chiedere alla Rice di Maher Arar. Sotto il suo interrogatorio infine ha ammesso:
"La nostra comunicazione con il governo canadese su questo caso era affatto perfetta; era in effetti del tutto imperfetta".
"Abbiamo detto al governo canadese non pensiamo che questo fosse stato gestito bene… e avremmo provato a fare meglio in futuro".
Ma questo non era abbastanza per Delahunt. Ha pressato la Rice su se gli Stati Uniti avessero richiesto assicurazioni dalla Siria che non sarebbe stato torturato. La sua risposta ha suonato come quella che ha dato Ben-Veniste. Si è offerta di fornire i particolari sul caso in un altro momento perché:
"La mia memoria su alcuni dei particolari è confusa."
La Rice non ha chiesto scusa per il trattamento di Arar, come i legislatori Repubblicani e Democratici hanno fatto la settimana scorsa, ma che ha detto che il caso poteva essere gestito meglio.
Ascoltata la testimonianza di Rice, Arar ha risposto con meno rabbia della maggior parte della gente che era stata torturata illegalmente, che ha contribuito soltanto a rinforzare la sua immagine di un improbabile terrorista:
"Sono contento che l'Amministrazione degli Stati Uniti abbia fatto il coraggioso passo di riconoscere il mio caso di maltrattamento. Completamente sostengo il lavoro molto importante dei comitati congressuali che stanno provando ad andare a fondo all' extraordinary-rendition program".
Ricordiamo che il Ministro degli Stati Uniti Condoleezza Rice in un'intervista radiofonica dell'aprile 2006 dichiarò:"Gli Stati Uniti non trasferiscono la gente in posti in cui sappiamo che saranno torturate. Infatti, quando pensiamo che potrebbe esserci una tale possibilità cerchiamo assicurazioni".
Molta gente ancora sta provando ad andare a fondo del programma straordinario di resa, uno delle azioni più spregevoli nella storia di questo governo. Coinvolge l'invio di sospetti terroristi in paesi di cui i metodi di estorcere informazioni vanno molto al di là del waterboarding.
"Non possono farmi nulla qui, questo è un paese democratico.."
Il sig. Arar avrà pensato questo.
Il governo canadese ha indagato sull'intera faccenda ed ha pubblicato un rapporto settembre scorso, dopo di che la Camera dei Comuni Canadese ha chiesto scusa formalmente ad Arar ed il governo canadese gli ha assegnato $10 milioni di compensazione per il suo coinvolgimento nella deportazione. Arar oggi 37enne, è stato arrestato a New York mentre attendeva un volo di collegamento per il Canada da un viaggio in Tunisia. È stato arrestato dalle autorità americane su quelle che sono risultate essere informazioni erronee fornite dalla Régia polizia a cavallo canadese (red-coated). Il "programma straordinario di resa" l'ha portato in Siria dove ha trascorso quasi un anno è dove è stato interrogato e torturato. Arar ha descritto le sue esperienze in una conferenza tenuta nel novembre 2003, un mese dopo il suo rilascio:
"Le interrogazioni sono effettuate in stanze differenti. Una tattica che usano è quella di interrogare i prigionieri per due ore e poi di metterli in una sala di attesa, in modo che possono sentire gli altri che gridano ed allora li portano di nuovo a continuano l'interrogazione.
Il cavo è un cavo elettrico nero, spesso circa due pollici. Mi colpivano con esso dappertutto sul mio corpo. Principalmente hanno mirato ai miei palmi, ma a volte li mancavano e colpivano i miei polsi. Erano irritati e di colore rosso per tre settimane. Inoltre lo hanno colpito sulle mie anche e sul posteriore. Gli interrogatori lo hanno minacciato costantemente con la sedia metallica, stanchezza e gli shock elettrici. Il pneumatico è utilizzato per trattenere i prigionieri mentre li torturano picchiandoli sulla pianta dei loro piedi. Immagino di essere stato fortunato, perché mi hanno messo nel pneumatico, ma soltanto come minaccia. Non sono stato picchiato mentre ero nella gomma. Hanno usato il cavo il secondo e terzo giorno e dopo che la maggior parte mi picchiavano con le loro mani, colpendomi allo stomaco, sulla schiena e schiaffeggiandomi il viso. Dove lo colpivano con i cavi, la mia pelle diventava blu per due o tre settimane, ma non sanguinava. Alla fine della giornata mi dicevano che l'indomani sarebbe stato molto peggio. Così, non riuscivo a dormire. Poi, il terzo giorno, l'interrogatorio è durato circa 18 ore. Mi picchiavano di volta in volta e mi lasciavano nella sala d'attesa per due ore prima di ricominciare con l'interrogatorio. Mentre ero nella sala d'attesa udivo molta gente urlare… Hanno continuato a picchiarmi in modo da ho dovuto confessare erroneamente e detto loro sono andato in Afghanistan. Ero pronto a confessare a qualunque cosa pur di far terminare la tortura".
La parte più assurda della storia di Arar non è solo il fatto che l'USA spediva qualcuno da qualche parte per essere torturato, ma dove veniva mandato. È un commento triste su come fosse caduta in basso la moralità di una nazione, nella quale si delegavano ad altri il lavoro sporco, come se questo lasciasse in qualche modo le loro mani pulite. Ma la Siria?
Nel 2003, l'amministrazione Bush spinse forte la "Syria Accountability and Lebanese Sovereignty Restoration Act"(Decreto sull'affidabilità della Siria e sul ripristino della sovranità del Libano) che invitava la Siria a:
Fermare il contributo siriano al terrorismo, concludere la sua occupazione del Libano, arrestare il suo sviluppo delle armi di distruzione di massa, cessare la relativa importazione illegale di olio iracheno e delle spedizioni illegali delle armi ed altri articoli militari nell'Iraq.
La Legge ha dato al Presidente il potere di imporre a sua discrezione due
di sei di seguenti sanzioni:
* 1) ridurre i contatti diplomatici degli Stati Uniti con la Siria;
* 2) vietare le esportazioni degli Stati Uniti in Siria;
* 3) proibire i commerci degli Stati Uniti dall'investimento o dal operare in Siria;
* 4) limitare la corsa dei diplomatici siriani a Washington e Nazioni Unite;
* 5) vietando ai velivoli siriani il decollo, l'atterraggio o il volo sopra gli Stati Uniti;
* 6) Congelare beni siriani negli Stati Uniti.
Il Segretario di Stato Colin Powell disse in un intervista alla BBC:
"La Siria è stata una preoccupazione per lungo periodo di tempo. Noi avevamo designato la Siria per anni come uno stato che sponsorizzava il terrorismo".
L'interpretazione impossibile a tutto questo è che secondo una cronologia della CBC sul caso di Arar, i funzionari degli Stati Uniti deportarono Arar in Siria il 7- 8 ottobre 2002. Ha trascorso i seguenti 375 giorni in prigione. Questa cronologia di eventi collima con la Syria Accountability Act, che è stata introdotta in aprile ed firmata a dicembre 2003. In altre parole, allo stesso tempo si condannava la Siria e minacciava di vietare le esportazioni o di non permettere investimenti , si era disposti ad deportare in Siria gente per essere torturati.
Coloro che mandarono Arar in Siria sapevano che cosa stavano facendo. Durante l'interrogatorio che Arar ha subito in questo paese ha detto:
"Volevano sapere perché non volevo ritornare in Siria. Gli dissi che lì sarei stato torturato. Che non avevo fatto il mio servizio militare; Sono un musulmano Sunnita; il cugino di mia madre era stato accusato di essere un membro della Fratellanza Musulmana ed è stato messo in prigione per nove anni".
In altre parole, usarono la Siria come una minaccia e quando Arar ha rifiutato di confessare di essere un terrorista, lo mandarono là. Arar, naturalmente, non è la prima persona che abbiamo mandato fuori nel programma di straordinario-resa. L'unione americana di libertà civili (ACLU) ha pubblicato un articolo sulla pratica del 2005. Ha dichiarato:
La politica corrente risale alla gestione dell'ex presidente Bill Clinton. A seguito degli attacchi dell'11 settembre 2001, tuttavia, quello che era stato un programma limitato si è ampliato drammaticamente, con alcuni esperti che valutano che 150 cittadini stranieri residenti sono stati vittime di resa durante i soli ultimi anni.
Il rapporto cita l'ex agente del CIA Robert Baer:
"Se volete un'interrogatorio serio, portate un prigioniero nel Giordano. Se volete che siano torturati, li portate in Siria... Se vuoi far sparire qualcuno, e non rivederlo mai più, lo spedisci in Egitto".
La dichiarazione di Baer conferma che sapevano esattamente che cosa stavamo facendo quando hanno impacchettato il sig. Arar e l'hanno spedito in Siria. Il problema è che, come l' ACLU precisa, la pratica è illegale:
È proibito chiaramente dalla Convenzione delle Nazioni Unite Contro Tortura ed altre forme di Trattamento Crudele, Inumano, o di Degradazione, ratificato dagli Stati Uniti in 1992 e promulgata dalla politica congressuale che dà seguito al CAT.
Unione Europea è stata irritato particolarmente dalla pratica. All'inizio di quest'anno un'indagine parlamentare europea di un anno sui voli della CIA che trasportavano sospetti di terrorismo alle prigioni segrete ha rivelato secondo TimesOnline:
Quattordici governi in Europa hanno chiuso un occhio su almeno 1.245 voli della CIA sul loro spazio aereo, alcuni dei quali è stato usato per rapire illegalmente sospetti terroristi per essere interrogati. IL TIMES inoltre ha notato:
Il rapporto ha rivelato che tutti i paesi di UE erano stati pienamente informati della pratica di resa straordinaria da Condoleezza Rice, il ministro degli Stati Uniti, ad una riunione NATO-UE nel febbraio 2005 e successivamente alle riunioni ad alto livello a Bruxelles l'8 febbraio e il 3 maggio dell'anno scorso.
Tutta questa situazione fa convenientemente perdere la memoria alla Sig. Condoleeza Rice circa l'affare di Arar. Lei puo' non conoscere i particolari del caso di Arar, ma era ovviamente informata della politica che lo ha spedito in Siria.
Sempre più, questa amministrazione sembra avere scarsa memoria su molto di ciò che è accaduto nella guerra di Iraq.
Appostandosi dietro tutto questo è una domanda inquietante. Qualcuno mi dice perché gli americani mandavano un sospetto terrorista ad essere torturato da un paese identificato da loro stessi come simpatizzante terrorista? Se l'Amministrazione Bush credeva alle sue affermazioni sulla Siria, pensavano davvero che la Siria avrebbe punito "un collega terrorista" o che avrebbero avuto informazioni accurate da loro?
E, se no, allora la retorica anti-Siria attuata con progetti di legge erano tutta una farsa. In altre parole questa amministrazione è pazza o è ipocrisia?
Condi non lo ricorda più.

lunedì 29 ottobre 2007

IRAQ: BAMBINI ABUSATI E TORTURATI

BAGDAD, Ottobre 2007 (IRIN) - Organizzazioni non governative irachene (NGOs) hanno denunciato la condizione dei bambini nelle prigioni locali, dichiarando che vengono abusati e torturati durante gli interrogatori. "I bambini stanno trattati come adulti nelle prigioni irachene e le nostre indagini hanno indicato che sono abusati e torturati", hanno detto Khalid Rabia'a, un portavoce dell'Associazione per la Giustizia dei Prigionieri (PAJ). "La nostra ricerca è iniziata dopo che famiglie hanno portato i loro cinque figli alla nostra organizzazione in cerca di un aiuto psicologico per i loro bambini che erano stati liberati recentemente dalla prigione e quello che abbiamo scoperto è stato scioccante", ha aggiunto Rabia'a. Secondo Rabia'a, i prigionieri-bambini fra i 13 e 17 anni sono accusati di sostenere rivoltosi e milizie. La maggior parte sono stati catturati durante le operazioni militari dell'esercito iracheno nelle vicinanze di Bagdad di Al-Adel di Adhamiya, di Latifiya, di Alawi,e and Hay al-Adel. "I cinque bambini mostravano a segni di tortura su tutti i loro corpi. Tre avevano segni di ustioni di sigarette su i loro piedini ". "È contro il diritto internazionale che protegge i bambini e chiediamo gli interventi in tutte le prigioni irachene per salvaguardare le vite di questi bambini". Il Ministero dell'Interno ha negato le accuse, dicendo che i bambini e i ragazzi presi per gli interrogatori sono liberati dopo un massimo di 48 ore senza venire abusati o torturati. Una campagna contro pedofilia è stata lanciada a Bagdad con il supporto del vice Presidente iracheno Tarek al-Hashimy. "L'Iraq rispetta i diritti umani per i bambini ed adulti e le nostre prigioni non fanno uso della tortura. Gli scandali iniziali sono stati segnalati e quei responsabili sono stati puniti. Le accuse sono infondate e loro non hanno prove per poter dimostrare il contrario" ha dichiarato Ali Khalid Hussein, un'alto funzionario del Ministero dell'interno, all' IRIN. Tuttavia, un'altro alto funzionario del ministero, che ha richiesto l'anonimato e che sta fornendo al NGO aggiornamenti quotidiani, ha detto all'IRIN che in ogni prigione irachena sono detenuti almeno 20 bambini e tutti loro sono vittime di abusi. Rabia'a ha detto che il NGO ha informatori in molte prigioni irachene ma poiché non hanno voluto essere nominati, non andrebbero in tribunale a dimostrare gli abusi che avvengono. Almeno 220 bambini si crede siano tenuti nelle prigioni irachene. IRIN ha chiesto il permesso visitare le prigioni dove si dice siano prigionieri dei bambini, ma la richiesta è stata negata.
fonte: IRIN

Link articolo
5 /10.

MORTE LENTA NEL CAMPO 6 DI GUANTANAMO.

L'avvocato H. Candace Gorman racconta del suo cliente, Abdul Hamid al-Ghizzawi, che sta morendo lentamente nell'accampamento 6 a Guantanamo. È malato di epatite B e di tubercolosi, non è curato e sottoposto "all'esperimento crudele", come Gorman lo chiama, di isolamento perpetuo. La domanda principale per quanto riguarda il suo destino è se perderà prima il suo corpo o la sua mente:
Adesso che i militari USA hanno approvato le mie annotazioni posso raccontare del mio incontro a Guantànamo col mio cliente.
Abdul Hamid al-Ghizzawi tremava visibilmente quando sono entrata nella stanza e lui mi ha immediatamente parlato della scomparsa di un suo compagno detenuto, a maggio, un giovane saudita chiamato Abdel Rahman Al Amri. Al-Ghizzawi sapeva che Amri soffriva di epatite B e tubercolosi, le stesse due condizioni di cui egli stesso è sofferente. Come Al-Ghizzawi, Amri non veniva curato per le sue malattie. Al-Ghizzawi, è così malato che può a stento camminare, mi ha detto che anche Amri era molto malato e poi, improvvisamente, era morto. Al-Ghizzawi inoltre ha accennato che Amri aveva cominciato degli scioperi della fame nel passato ma si era fermato un molto tempo fa a causa della sua salute. Sapevo circa la morte di Amri. Inoltre so che il nostri militari hanno parlato di "un apparente suicidio ". Non appena mi sono seduta con Al-Ghizzawi mi sono trovata a pensare all'attivista anti-apartheid sudafricano Steven Biko. (link) Nel suo libro Biko scrive che "l'arma più potente nelle mani dell'oppressore è la mente dell' oppresso". Ci sono molti modi affinchè l'oppressore forzi nella mente dell'oppresso, ma un modo infallibile è con la detenzione indefinita. Non sapere quando, o se, sarai rilasciato è una crudele forma di tortura psicologica. Ti permette di sperare mentre nello stesso tempo ti riempe di paura. Il governo di segregazione di Sudafrica ha affilato questa tattica quando ha approvato la legge di terrorismo del 1967, che ha permesso che la polizia incarcerare Biko come "sospetta" partecipazione al terrorismo ("la partecipazione" secondo quella legge fu definita come "qualche cosa che potrebbe mettere in pericolo il mantenimento della legge e dell ordine") e lo trattenesse per un periodo indefinito senza prova. La detenzione indefinita del Biko si concluse dopo soltanto un mese, quando morì brutalmente per mano della polizia sudafricana. Il governo sostenne che Biko fosse morto a causa di uno sciopero della fame. (Nel gergo militare degli Stati Uniti, quello sarebbe risultato un apparente "suicidio.") Un autopsia successivamente ha indicato che Biko è morto di un trauma al capo e che il suo corpo fu picchiato selvaggiamente. I funzionari di governo USA, sono diabolicamente intelligenti, hanno imparato la lezione "dall'errore" in Sudafrica e si rifiutano di rilasciare i risultati dell'autopsia di Amri. Nel 2005, l'ex segretario di difesa Donald Rumsfeld spiegò in un discorso che Guantánamo è una grande terra di addestramento per i nostri interrogatori perché insegna che cosa funziona e che cosa no. A Dicembre i militari hanno trasferito diverse centinaia di uomini nell'accampamento 6. Incluso nel gruppo a caso selezionato anche Al-Ghizzawi. L'accampamento 6* è la peggiore delle prigioni di massima sicurezza d'America perché ai detenuti viene dato poco per occupare le loro menti mentre vivono in celle molto piccole senza luce naturale o aria per almeno 22 ore giornaliere. Agli uomini è concesso un libro alla settimana, ma sono sempre gli stessi vecchi libri, anno dopo anno. Le guardie inoltre concedono agli uomini due ore "di tempo di ricreazione". Come componente dell'esperimento, il militare gioca con i tempi "di ricreazione": A volte le guardie chiamano alle 3 a.m. Al-Ghizzawi per le ore di ricreazione. È troppo gentile per dire alle guardie che cosa mi sentirei di dire. Invece mostra la sua dignità rifiutando di alzarsi nel buio. Altre volte, quando il sole cubano è al suo punto più caldo, ad Al-Ghizzawi gli è data lapossibilità di uscire dalla gabbia sotto il sole dove non c'è ombra. Al-Ghizzawi mi ha detto a luglio che ora si scopre a parlare da solo. Entrambi sappiamo che è in un territorio pericoloso. Abbiamo parlato dei modi per contribuire a combattere il deterioramento mentale, come tentare di leggere, l'esercitazione del suo corpo o focalizzazione l'attenzione su sua moglie e sua figlia. Ma ora può più non leggere i libri perché anche i suoi occhi sono colpiti, così trascorre i suoi giorni nella noia assoluta. (A settembre, ho chiesto che i funzionari militari gli forniscano occhiali da lettura, ma che probabilità c'è, quando gli non danno il trattamento medico?) Così Al-Ghizzawi passa i suoi giorni che nella sua cella, lavando ed il rilavando i suoi vestiti e prepararandosi per la morte che gli sta apparendo in lontananza. Quando l'ho lasciato a alcuni giorni fa, Al-Ghizzawi era piegato dal dolore. Di nuovo, ho pensato a Steven Biko ed al giovane saudito, Amri. Ho temuto che Al-Ghizzawi potesse avere la stessa morte crudele e solitaria. Gli ho promesso le uniche cose che posso: che la sua morte non passerà inosservata e che non lo lascerò che anche la sua venga elencata come "suicidio apparente". Allora ho chiesto ad Al-Ghizzawi per favore di non lasciargli prendere la sua mente. Durante l'ultima settimana di settembre sono andata a visitare ancora il mio cliente, a Guantanamo. È chiaro che le nostre visite si stanno avvicinando alla fine. Il sig. Al-Ghizzawi non vivrà a lungo. Sa che i suoi giorni sono contati, non solo può a mala pena camminare ma è seduto lì, piegato nel suo dolore. Per la prima volta nel nostro sig. biennale rapporto di avvocato-cliente Al-Ghizzawi mi fa partecipe delle immagini della sua bambina… ora ha quasi sei anni e non l'ha vista da quando aveva alcuni mesi. È una bella bambina con i grandi occhi verdi e un sorriso malizioso. Non la vedrà più e neppure la sua bambina non avrà un'immagine per ricordare suo padre. Ma il sig. Al-Ghizzawi ha voluto condividere qualcos'altro con me prima che morisse. In una lettera di sei pagine, parte della tortura a cui è stato sottoposto nei suoi ora quasi sei anni di prigionia. Ho messo le mie iniziali alle pagine ed ho passato la lettera in modo che i militari potessero mandarmela… dopo "controllato" prima le eventuali "informazioni segrete". Ho avuto soltanto una lettera in questi due anni perché conteneva informazioni "segrete". In quell'occasione ho volato a DC, ho impiegato un interprete con "lo spazio segreto" e sono andato "al posto segreto" leggere la lettera misteriosa. Come avevo sospettato non c'era niente di misterioso. Così ora ho avuto la seconda lettera… In realtà soltanto una metà della seconda lettera… Il governo ha indicato tre pagine di sei della lettera del sig. Al-Ghizzawi come "segreto". Sembra che le tre pagine che discutono i fatti recenti che sig. Al-Ghizzawi ha sperimentato mentre era a Gitmo siano ok... Le tre pagine che parlano di che cosa è accaduto nelle mani degli Stati Uniti mentre era ancora in Afghanistan e i suoi primi giorni a Guantanamo che devono essere tenuti segreti… Ed io non li incolpo di provare… è brutto. … veramente brutto. i fatti più brutti sono classificati come "segreto" da proteggere.
Nel frattempo, Amnesty International ha spedito la seguente richiesta URGENTE per tutto il mondo. Per favore, mettersi in contatto con gli individui elencati nella parte inferiore dell'appello per aiutarlo ad ottenere l'attenzione medica ora disperatamente necessaria al sig. Al-Ghizzawi.

Al-Ghizzawi Abdul Hamid aveva 39 anni quando è stato catturato in Afghanistan con le forze di Alleanza del Nord verso la fine del 2001. È stato venduto alle forze di Stati Uniti e successivamente è stato trasferito a Guantánamo nei centri di detenzione sotto controllo statunitense. Viveva in Afghanistan dall' 1989 ed è sposato ad una donna afgana. Il sig. Al-Ghizzawi "non è solo detenuto" lui è stato trattenuto come prigioniero per sei anni senza mai essere stato accusato di qualche cosa. L' uomo è stato ritenuto nel 2004 essere "un non-nemico" dai militari USA nel suo processo di revisione (CSRT). Tuttavia Al-Ghizzawi rimane a Guantánamo, a morire di tubercolosi e di epatite B senza alcun trattamento medico e nessun aiuto in vista.

Circa 330 detenuti da oltre 30 paesi rimangono ritenuti senza prova a Guantánamo. La maggioranza di loro è tenuta in stati di isolamento negli accampamenti 5, 6 e Camp Echo.
*Per ulteriori informazioni, USA: Crudele ed inumano: Condizione di isolamento per i detenuti a Guantánamo. link

domenica 28 ottobre 2007

BUSH-CHENEY. FOLLIA DILAGANTE

La retorica sta diventando più forte, le sanzioni più severe e pianificazione militare più dettagliata. L'Iran ora è sotto l'attenzione di Washington. Nelle sabbie bianche del deserto del New Mexico, vicino a dove la prima bomba atomica è stata fatta esplodere, la più grande arma convenzionale dell'America è stata collaudata la primavera scorsa. La possente arma 30,000lb (13,608 kg), conosciuta come il BIG BLUE o la madre di tutte le bombe, è stata disposto all'interno di un tunnel per verificare il suo potere esplosivo e perforante contro bunkers sepolti in profondità e tunnels destinati a celare le armi della distruzione di massa. Il mostro perforante è così pesante, che non potrebbe volare. Ma lo scoppio è stato un successo enorme, la sua forza dirompente attraverso i tunnels, distruggendo ogni cosa. Oggi la grande forza blu ha "Tehran" scritto sul suo lato. L'aeronautica degli Stati Uniti ha appena presentato un preventivo di $88m al Congresso per dotare i bombardieri di azione B2, i guerrieri neri dei cieli, di cremagliere abbastanza forti da trasportare questa bomba enorme. Quella non era una richiesta casuale, ma "un bisogno operativo urgente dei comandanti", secondo l'aeronautica. Anche un membro del Congresso repubblicano è preoccupato: "Questo intero affare.. mi ricorda il Dott. Stranamore". Nel film del 1964 con Peter Sellers, un Generale pazzo lancia un colpo unilaterale all'Unione Sovietica, convinto che essa stia già furtivamente insidiando l'America. Ovviamente, segue la distruzione nucleare globale. Una fonte del Pentagono, che ricorda i venti di guerra di prima dell'invasione dell'Iraq, crede che Bush si stia preparando per un'azione militare prima che lasci l'ufficio nel gennaio 2009. "Questa è la realtà, adesso. Penso che siano segnali che lui lo farà." ha detto. Per quanto riguarda la richiesta urgente per il BIG BLUE, fa "scrivere il bombardamento dell'Iran dappertutto", ha detto John Pike, un esperto nella difesa di Globalsecurity.org.
fonte: Times

I DISCORSI DI PROPAGANDA DI GUERRA DEL PRESIDENTE SULLA MINACCIA IRANIANA SUGGERISCONO CHE E' PSICOTICO. DAVVERO!

Altro che accuse di impeachment.
George W. Bush e Dick Cheney non dovrebbero essere trattati come criminali che meritano una punizione. Dovrebbero essere trattati come psicotici che hanno bisogno del trattamento medico. Perchè è ormai chiaro, sono diventati pazzi. Prova A: Sono nel mezzo di una guerra disastrosa nell'Iraq, la situazione militare e politica nell'Afghanistan sta peggiorando costantemente e le tattiche di interrogazione e di detenzione dell'amministrazione hanno infiammato l'anti-Americanismo ed hanno alimentato movimenti estremisti intorno al globo. La gente sensata, confrontandosi con una tale situazione, farebbe il loro meglio per alleviare le tensioni, ricostruire alleanze in frantumi, trovare il terreno di intesa con i partiti ostili e dare ai militari un poco di respiro. Ma la gente pazza? Si guardano intorno e che fanno? Decidono che è tempo di iniziare un'altra guerra! E sarebbe con l'Iran e dovreste essere sordi non sentire i tamburi di guerra. La settimana scorsa, Bush ha dichiarato che "se siete interessati nella prevenzione della III guerra mondiale... dovete essere interessati ad impedire all'l'Iran di avere la conoscenza necessaria per fare un'arma nucleare". Domenica, Cheney ha avvertito "degli sforzi del regime iraniano per destabilizzare Medio Oriente e per guadagnare il potere egemonico... non possono fare una pausa mentre uno stato che sostiene il terrore compie le sue ambizioni più aggressive". Martedì, Bush ha insistito sulla necessità "di difendere l'Europa contro l'emergente minaccia iraniana, una reale minaccia che io credo sia urgente". Che? L'Iran ora è una maggior minaccia contro Europa? Gli iraniani lancieranno un missile nucleare (che ancora non possiedono) contro l'Europa (per motivi sconosciuti perché, per quanto sappiamo, non ce l'hanno con nessuno in Europa). Questa è pazzia allo stato puro! Sul Newsweek del 20 ottobre, Fareed Zakaria, noto giornalista e redattore degli affari esteri, lo spiega meglio. Citando l'invocazione di Bush dello "spettro della guerra mondiale III solo se l'Iran acquisisse la "conoscenza" necessaria per fare un'arma nucleare", Zakaria ha concluso che "la discussione americana sull'Iran ha perso del tutto il contatto con la realtà"... L'Iran ha un'economia della portata della Finlandia... Non ha invaso un paese dalla fine del XVIIIesimo secolo. Gli Stati Uniti hanno un P.I.L. che è 68 volte più grande e spese militari che sono 110 volte maggiori. L'Israele ed ogni paese arabo (meno che la Siria e l'Iraq) sono... alleati contro l'Iran. Ma dobbiamo credere che Tehran stia circa per capovolgere il sistema internazionale e per sostituirlo con un ordine Islamo-fascista? Su quale pianeta siamo?" Sul Pianeta Cheney. Zakaria può interpretare erroneamente l'osservazione del Presidente sulla III guerra mondiale comunque. Lo ha visto come previsione pericolosamente bizzarra di Bush sul futuro comportamento nucleare dell'Iran; l'idea è che, presumibilmente, persino possedere "la conoscenza" per fare un'arma nucleare darebbe un tale potere ai capi che si precipiterebbero a iniziare una guerra nucleare. Ma potreste leggere l'osservazione di Bush come minaccia di un pazzo piuttosto che la previsione di un pazzo, come avvertimento agli Stati ricalcitranti, dalla Germania in Russia, che non sembrano condividere la sua pazza ossessione dell''Iran. Il messaggio: Mettiti in riga con la politica dell'amministrazione verso l'Iran o puoi contare sugli USA per provare ad iniziare la III guerra mondiale per proprio conto. E quando scintillerà la conflagrazione globale, un attacco degli Stati Uniti all'Iran potrebbe essere proprio la cosa giusta. E credo che questi tipi lo farebbero sul serio. Perché no? Non hanno niente da perdere, sono comunque fuori dall'ufficio tra 15 mesi. Ma tutto questo genera un'enigma. Che cosa fa una democrazia costituzionale quando il Presidente ed il Vice Presidente perdono i lumi? Gli Stati Uniti sono pieni della gente qualunque con forme gravi di malattia mentale, gente maniacale con fantasie violente che pensano di essere Alieni, il Presidente, o che pensa di ottenere istruzioni dalla CIA attraverso le loro otturazioni dentali. Il problema con Bush è che è il Presidente, e le istruzioni alla CIA e ai militari, senza dovere passare attraverso le sue otturazioni dentali. L'Impeachment non è una soluzione alla psicosi, non importa come flagrante. I padri della Costituzione hanno trascurato inspiegabilmente di includere una procedura di ricovero nella Costituzione. Con l'aiuto di professionisti del settore medico della sanità mentale e del sistema giuridico, il Congresso può attivarsi per rimediare a quella svista costituzionale. L'obiettivo: Far si che Bush e Cheney siano ricoverati in strutture ospedaliere adeguate, dove possono ottenere il trattamento che hanno bisogno così disperatamente. A Washington, una legge adatta c'è già: Se "una Corte o una Giuria trova che la persona mentalmente malata.. è probabile che faccia del male se stesso o altre persone, la corte può ordinare la sua ospedalizzazione".
S'impone un ricovero coatto, quindi.

BIRMANIA: LA POLITICA DELL'IPOCRISIA

Nessuna notizia dalla Birmania. I giovani monaci sono calmi nelle loro celle, o sono morti. Ma le parole sono arrivate fino a noi: La poesia di Aung Than and Zeya Aung (condannati a 19 anni di prigione per aver pubblicato un libro di poesie intitolato “Dawn Mann” (Lo spirito combattivo del pavone); e la volontà ferrea del giornalista U Win Tin, (detenuto dal 1989), che crea l'inchiostro dalla polvere dei mattoni delle pareti della sua cella e scrive con una penna fatta da una stuoia di bambù, all'età di 77 anni. La rivolta dei monaci e della popolazione è una grande lezione di dignità e di libertà. Che onore portano all'umanità con la loro lotta; e che vergogna portano a noi nell'ovest la cui ipocrisia ed il silenzio contribuisce ad alimentare il mostro che tiranneggia da 45 anni la Birmania. L'ipocrisia di quelle figure politiche nell'ovest democratico, che dichiarano di sostenere la lotta Burmese di liberazione. Viene in mente Condoleezza Rice. "Gli Stati Uniti", ha detto, "sono determinati a mantenere l'attenzione internazionale su ciò che sta avvenendo in Birmania". Di certo però è meno desiderosa di mantenere l'attenzione sopra l'enorme azienda americana, la Chevron, sul cui consiglio d'amministrazione è seduta, fa parte di un consorzio con la giunta e l'azienda francese Total, che opera nei giacimenti di petrolio nel mare aperto della Birmania. Il gas da questi campi è esportato attraverso una conduttura che è stata costruita con i lavoratori forzati e la cui costruzione ha coinvolto Halliburton, di cui il vice presidente Cheney era direttore esecutivo. Da decenni il mondo sa che molti villaggi birmani sono veri e propri campi di concentramento dove si scavano a mani nude i rubini, i diamanti e la giada venduti nei mercati di Singapore, Seoul, Pechino, Amsterdam o New York, dove si costruiscono col lavoro forzato i gasdotti e le dighe per rifornire di energia le industrie di Bangalore, Kunming e Bangkok. La Birmania è un paese pieno di risorse (gas naturale, petrolio, diamanti), oltre ad essere in una posizione chiave: anello di congiunzione tra India, Cina e il Sud est asiatico ha catalizzato su di sé gli interessi economici di molti paesi che, aggirando l'embargo imposto al regime, lo hanno finanziato chiudendo un occhio su diritti umani, lavoro forzato, sfruttamento minorile, traffico di esseri umani, repressione brutale. Per molti anni, il Foreign Office a Londra ha promosso il commercio come consueto in Birmania. In Gran Bretagna, oggi la linea ufficiale di pubbliche relazioni è cambiata, ma non la sostanza. I Britannici fanno un tour delle ditte come Orient Express e Asean Explorer, riuscendo a realizzare un ottimo profitto sulla sofferenza della gente Burmese. E quando Brown o Blair hanno fatto qualcosa per richiamare e rimproverare quelle aziende britanniche che fanno i soldi sulle spalle del popolo Burmese? L' Acquatic, una specie di mini-Halliburton, la Rolls Royce e ad altre che usano il teck Burmese. E sulle armi, quando c'è stato il sostegno incondizionato al Trattato globale Onu sul commercio di armi, per bloccare le scappatoie del rifornimento di armi in Birmania? Il motivo è più che evidente. Governi come quello britannico è in se uno dei principali fornitori di armi del mondo.
Purtroppo, defenestrare il cosiddetto Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo (SPDC) nome Orwelliano della micidiale dittatura militare, non è una priorità in Asia. Alcuni dei vicini del Myanmar hanno belle parole su un'ideale Myanmar democratico, ma pochi sono preparati sacrificare il vantaggio economico o politico per incoraggiare la democrazia. ASEAN, l'Associazione delle Nazioni Asiatiche Sudorientali, ha richiamato Myanmar a smettere di uccidere i suoi cittadini, ma ha rifiutato di applicare le sanzioni o sospendere l'insieme dei membri del Myanmar. Anche se la La Repubblica Popolare Cinese (PRC) è il big cahuna della regione, con pretese di direzione internazionale, di fatto non è giusto puntare il dito solo su Pechino. Nei giorni in cui i monaci venivano arrestati e picchiati, la vecchia alleata Cina spinta dagli Usa a chiedere blandamente ai generali di non esagerare con l’uso della violenza non era la sola a bloccare una risoluzione di condanna delle Nazioni Unite. La dittatura Burmese ha molti sostenitori, fiancheggiatori dalla sua parte. Per cominciare, l'azienda di Stati Uniti Chevron, con la sua filiale Unocal, la Texaco rimangono attive in Myanmar. Inoltre, le sanzioni di UE sono limitate. Fra le ditte europee attive in Myanmar oltre alla compagnia petrolifera francese Total c'e quella di telecomunicazione Alcatel. Altre grandi aziende straniere che fanno il commercio in Myanmar includono Suzuki del Giappone e Daewoo del Sud Corea. Anche se la Cina rappresenta circa un terzo delle importazioni del Myanmar, un quinto viene dalla Tailandia; Singapore, la Malesia ed il Sud Corea sono altri soci economici significativi. L'azienda statale elettrica Egat progetta di costruire le dighe in Myanmar. Dopo sulla lista c'è l'India, seguita dalla Cina, dal Giappone e dalla Germania. Nessuna di queste nazioni sembra pronta sacrificare i suoi interessi punire lo SPDC. L' ASEAN, composto di dieci Stati con un P.I.L. collettivo vicino ai trilione dollari, è un giocatore regionale significativo. Ha pubblicato una dichiarazione che esprime "repulsione" verso la repressione brutale delle recenti proteste, ma non farà nient'altro.
E’ il crudo contesto economico e geopolitico che ha condizionato e forse condizionerà anche in futuro la sorte dei 50 milioni di birmani, karen, shan, karenni, kachin e mon, per citare alcune delle innumerevoli etnie coinvolte senza troppe speranze in una guerra contro 400 mila uomini armati e motivati dai benefici concessi alle truppe fedeli.
Le migliaia di oppositori, monaci buddisti, uomini e donne scesi in piazza per la dignità del loro popolo e l'esempio Aung San Suu Kyi sono una grande lezione non solo per il regime ma per il mondo intero, dove una Comunità Internazionale spesso compiacente indifferente e soggiocata da interessi economici. Basta guardare la lista di aziende presenti in Birmania che forniscono in qualche modo supporto all’attuale governo: si, ci sono anche compagnie Italiane che magari nascondono interessi più grandi.
fonte: Guardian

EUROPA: ARMI NON LETALI, UN PASSO AVANTI NELLA REPRESSIONE E IL CONTROLLO SOCIALE.

PARIGI: Parecchi governi europei stanno munendo le loro forze di polizia con una nuova gamma "di armi non letali" per sedare le proteste contro la globalizzazione e fra gli immigranti. I governi in Francia, in Svizzera, in Germania, in Spagna e parecchi altri paesi hanno ordinato tali armi, o sono circa a, anche se i gruppi di diritti dell'uomo stanno avvertendo che la "non-mortalità" presunta delle pistole è un mito e che invece possono uccidere la gente. "L'arma non letale" più diffusa è la pistola di stordimento Taser (foto), che emette scariche elettriche. Tecnicamente dovrebbe solo paralizzare la persona colpita e causare dolore intenso. Un rapporto pubblicato da Amnesty International afferma che la pistola di stordimento potrebbe aver causato "la morte di più di 290 individui negli USA e nel Canada colpiti dalla polizia con le Tasers" fra il giugno 2001 e 30 settembre quest'anno. "Mentre (AI) non giunge a conclusioni per quanto riguarda il ruolo della Taser in ogni singolo caso, crede che le morti sottolinino l'esigenza di completi, indipendenti inchieste sul loro uso e gli effetti," si legge nel rapporto. Il numero delle morti causate dalla pistola stordente Taser potrebbe realmente essere superiore di quanto dichiarato da Amnesty International. Nel caso più recente è di questo Ottobre, la polizia canadese ha ucciso con la Taser, Robert Dziekanski, un immigrante polacco, fuori all'aeroporto di Vancouver. Malgrado tali avvenimenti, funzionari della polizia tedesca elogiano pubblicamente l'uso della Taser contro i dimostranti come un'arma inoffensiva ma efficiente. Finora in Germania, soltanto i commando speciali della polizia sono forniti di queste pistole. Friedhelm Krueger-Sprengel, ex funzionario al Ministero della Difesa, dice che "le armi non letali danno alla polizia e le forze dell'esercito un più largo raggio d'azione." Krueger-Sprengel ha detto all'IPS che "le forze di sicurezza possono scontrarsi contro una popolazione ribelle senza tirare con le armi immediatamente. Con le pistole Taser ad esempio, la polizia e gli ufficiali dell' esercito possono imporsi più facilmente, nel senso che il loro potere ha un più ampio spettro, in modo che i rivoltosi non possono reagire contro di loro." Rainer Wendt, direttore dell'Unione Tedesca degli Ufficiali di Polizia, dice che "la polizia ha bisogno di armi che non uccidono, ma che danneggino e causano ferite, per controllare le dimostrazioni. Altrimenti, dichiarando la stagione aperta sui nostri ufficiali di polizia nelle battaglie contro i dimostranti violenti". Una spiegazione razionale per le armi non letali è stata presentata da Kay Nehm, ex Procuratore Generale tedesco, nel luglio 2006 al Congresso sulla "Sicurezza Futura" a Karlsruhe, a circa 550 chilometri di sud-ovest di Berlino. Secondo Nehm, queste sollevazioni sociali ed economiche, che altri associano con l'imposizione delle politiche economiche dei neo-liberal, "certamente condurranno a piu' sacrifici e difficoltà sociali, che rappresentano i nuovi rischi di fratture all'interno della società e sono il focolaio naturale per le sfide radicale, estremista, terrorista." Nehm: "Tali sfide possono soltanto essere dominate dalle forze di sicurezza con le armi non letali, che non causano un bagno di sangue alle dimostrazioni. Thomas Gebauer, dell'organizzazione non governativa Medico International, interpreta queste giustificazioni per le armi non letali come simbolo del crescente carattere repressivo dei governi europei e nordamericani e della loro prontezza per sopprimere violentemente le proteste contro la diffusione l'ingiustizia sociale. "Lo sviluppo di tali armi mira ad assicurare la diseguaglianza sociale crescente, ad accertare che i poveri non abbiano la possibilità di mostrare il loro malcontento contro i ricchi", ha dichiarato Gebauer all'IPS. "Lo scopo di queste armi è di garantire le frontiere sociali, per instautare il controllo perenne dei movimenti, per limitare la democrazia". In Francia, il 1° Settemre una donna immigrata cinese è stata gravemente ferita dopo gli agenti di polizia l'hanno colpita con le pistole Taser. Gli ufficiali di polizia hanno provato ad interrogare la donna, una lavoratrice irregolare della cucina di un ristorante giapponese a Parigi. Poichè ha resistito all'identificazione, subito le hanno sparato con le armi stordenti. Non avendo reagito alla scarica elettrica, secondo la versione della polizia, ha tentato di attaccarli e per questo le hanno sparato con le pistole strandard. Circa 3.000 ufficiali di polizia francesi sono muniti di pistole Taser. Ma dopo la ribellione della gioventù immigrata durante l'autunno del 2005 nella periferia di Parigi, le autorità comunali hanno chiesto all' amministrazione centrale di dotare la maggior parte della polizia di queste armi non letali. Il 16 ottobre, il Ministero dell'Interno di Parigi ha annunciato che emenderà regole per permettere alla comunità locale di dotare la polizia di pistole stordenti. In Svizzera, il Consiglio Nazionale ha votato i privi di ottobre per dotare le forze di polizia dell' immigrazione della pistola Taser per uso contro gli immigranti irregolari che possono resistere alla deportazione. Altre armi non letali che sono discusse in Europa sono le pistole laser che causano la cecità provvisoria, i beanbags, (sacchetti di fagioli) che sono piccoli sacchetti sparati da barilotti che contengono fino a 150 piccoli colpi, gas lacrimogeni, spume paralizzanti, supercolle, reti, calore emesso da schermi, sirene a ultrasioni, munizioni di gomma e plastica che possono essere "letali o non-letali a secondo la velocità e la distanza che sono sparati. Armi non letali, non-lethal weapon, soft-kill, elettromagnetiche, sonore, non mortali. Questi sono solo alcuni dei nomi "politically correct" affibbiati ad una nuova generazione di armi "non letali" di cui si stanno dotando le "forze di sicurezza". Armi che colpiscano, puniscano, scoraggino, ma alla fine non dovrebbero uccidere. (Armi non letali... tranne il fatto che possono uccidere, storpiare e mutilare le persone). Con tutti i vantaggi che ne conseguono sia dal punto di vista del "incutere terrore" e quindi di controinsurrezione preventiva e di demoralizzazione, sia dal punto di vista di gestione dell'opinione pubblica e dei media. Il grave rischio è che, con la diffusione di queste tecnologie, si forniscano potenti strumenti per il controllo di ogni opposizione ottenendo cosí il duplice risultato di bloccare le proteste ed evitare contemporaneamente scomodi massacri "in diretta", favorendo così l’assoggettamento terroristico della gente.
Inquietante.
fonte: IPS

venerdì 26 ottobre 2007

IL DISASTRO AMBIENTALE IRACHENO

Gli effetti ecologici della guerra, come il suo tributo orribile di vita umana, sono esponenziali. Quando l'amministrazione Bush ed i loro alleati congressuali hanno inviato le truppe in Iraq per rovesciare il regime del Saddam, non solo hanno ordinato a questi uomini e donne di commettere i crimini contro umanità, inoltre li hanno ordinati per perpetrare crimini contro la natura. La prima Guerra del Golfo ha avuto un disastroso effetto sull'ambiente, come la CNN rivelò nel 1999, "l'Iraq fu responsabile di scaricare intenzionalmente circa 11 milioni di barili di petrolio nel Golfo Arabo a partire da gennaio a maggio 1991, danneggiando più di 800 miglia della linea costiera kuwaitiana e saudita. La quantità di petrolio rilasciata fu 20 volte maggiore della Exxon Valdez in Alaska. Il costo della pulizia è stato valutato più di $700 milioni". Durante l'invasione dell'Iraq di George W. Bush i fedeli di Saddam promisero di incendiare i giacimenti di petrolio, per mettere in risalto quelli che erano i motivi di fondo degli Stati Uniti dell'attacco alloro paese: Il petrolio. Gli architetti USA della guerra di Iraq certamente sapevano che quella era una potenziale realtà una volta entrati a Bagdad nel marzo del 2003. Le ostilità nel Kuwait hanno provocato la dispersione di 7 milioni di barili di petrolio, la più grande fuoriuscita di petrolio del mondo in gennaio di 1991. Le Nazioni Unite successivamente hanno calcolato che dei 1.330 pozzi di petrolio attivi del Kuwait, la metà fu incendiata. I vapori ed il fumo scaturiti da quelle fiamme scure si sparsero per centinaia di miglia ed hanno avuto effetti orribili sulla salute umana ed ambientale. Saddam Hussein è stato denunciato giustamente per aver ordinato alle sue truppe di ritirata di distruggere i giacimenti di petrolio kuwaitiani. Tuttavia, le forze armate degli Stati Uniti furono inoltre responsabili di gran parte della devastazione ambientale della prima Guerra del Golfo. Nell'inizio degli anni 90 gli Stati Uniti hanno affondato almeno 80 navi di petrolio greggio nel Golfo Persico, in parte per sostenere le sanzioni economiche del U.N. contro l'Iraq. Le ampie chiazze di petrolio greggio si sono formate, uccidendo una quantità sconosciuta di vita acquatica uccelli di mare mentre causavando distruzione sulla pesca locale e sulle comunità turistiche. Mesi di bombardamenti durante la prima Guerra del Golfo dagli USA e dagli aerei e dai missili Cruiser britannici inoltre hanno lasciato un'eredità ancor più mortale ed insidiosa: le tonnellate di pallottole e di frammenti di bomba potenziati con uranio impoverito. In tutto, gli Stati Uniti hanno colpito gli obiettivi iracheni con più di 970 bombe e missili radioattivi. Più di 15 anni più dopo, le conseguenze di salute da questa campagna di bombardamento radioattivo stanno cominciando a mostrarsi. E sono terribili. I medici iracheni lo chiamano "la morte bianca-Leucemia". Dal 1990, il tasso di leucemia in Iraq è aumentato più del 600 per cento. Ma la maggior parte delle vittime di cancro e di leucemia non sono soldati. Sono civili. L'uranio impoverito è il nome apparentemente innocuo per l' uranium-238, i microelementi lasciati quando il materiale fissile è estratto da uranium-235 per uso in reattori nucleari ed armi. Per decenni, questo scarto era una seccatura radioattiva, accatastato negli impianti di lavorazione del plutonio in tutto il paese. Nella fine degli anni 80 c'erano quasi miliardo di tonnellate di materiale. Poi, i progettisti di armi del Pentagono ne hanno pensato un uso . Potrebbero potenziare pallottole e bombe. Il materiale era gratis e ce n' era in abbondanza. Inoltre l'uranio è un metallo pesante, più denso del piombo. Ciò lo rende perfetto per l'uso in armi penetranti, progettato per distruggere carri armati, gli elementi corazzati e bunkers. Con l'esplosione, l'uranio impoverito si ossida in frammenti microscopici che galleggiano nell'aria come polvere cancerogena, trasportati dai venti del deserto per decenni. Le particelle mortali quando vengono inalato si attaccano alle fibre dei polmoni e cominciano a causare distruzione al corpo sotto forma di tumori, emorragie, devastazione di sistemi immunitari e leucemie. Non ci hanno messo molto gruppi di medici della regione a rilevare casi di cancro vicino ai luoghi bombardati. Il tasso di leucemia a Sarajevo, colpito dalle bombe americane nel 1996, è triplicato durante i cinque anni che seguirono i bombardamenti. Ma non sono solo i serbi si sono ammalati e morti. Anche le guarde della pace dell' ONU. e della NATO nella regione stanno morendo di cancro. Il Pentagono ha dato varie spiegazioni razionali e giustificazioni. Prima, il Dipartimento della Difesa ha liquidato le preoccupazioni sull' uranio impoverito come selvagge teorie di cospirazione degli attivisti di pace, degli ambientalisti e dei propagandisti iracheni. Poi, quando gli alleati della NATO degli Stati Uniti hanno richiesto di rilevare le proprietà chimiche e metalliche delle munizioni, il Pentagono ha rifiutato. L'uranio impoverito ha un periodo radioattivo di più di 4 miliardi di anni, approssimativamente l'età della terra. Migliaia d'acri di terra nei Balcani, nel Kuwait e l'Iraq del sud sono ormai contaminati per sempre. Parlando dell'Uranio Impoverito e di altri disastri relativi alla guerra, l'ex Ispettore Alan Blix, prima dell'invasione 2003 dell'Iraq, disse che le conseguenze ambientali della guerra in Iraq potrebbero in effetti essere più minacciose della stessa guerra. Malgrado questa ammissione, gli Stati Uniti non hanno fatto alcun tentativo pubblico di valutare i rischi ambientali che la guerra avrebbe inflitto. Blix aveva ragione. Il secondo giorno dell'invasione del Presidente Bush dell'Iraq le forze irachene avevano dato fuoco a vari grandi pozzi di petrolio del paese. Il denso fumo nero si sollevò alto nel cielo dell'Iraq, chiaro segnale che l'invasione degli Stati Uniti sarebbe stata ancora una tragedia ambientale. Appena dopo l'invasione, l'UNEP segnalò una quantità significativa di fumo tossico emesso dai pozzi di petrolio in fiamme. Questo olio di fuoco senza fiamma conteneva prodotti chimici tossici quali mercurio, zolfo e furani, che causano seri danni all'essere umano così come all' ecosistema. la pioggia radioattiva di residui dell'olio combustibile, come quello della prima Guerra del Golfo, ha generato una superficie tossica del mare che ha interessato la salute degli uccelli e della vita marina. Una zona che notevolmente è stata colpita è il mare dell'Oman, che collega il Mar Arabo alla Golfo Persico dello stretto di Hormuz. Questo canale navigabile è uno degli habitat marini più produttivi nel mondo. La distruzione dell'infrastruttura Irachena ha avuto implicazioni notevoli anche sulla sanità pubblica. Il bombardamento di impianti industriali e fabbriche hanno inquinato l'acqua sotterranea. Il danneggiamento degli impianti di trattamento delle acque luride, acque luride grezze che hanno formato stagni di letame nelle vie di Bagdad subito dopo la brutale campagna militare 'o3 di Bush "Shock and Awe" (colpisci e terrorizza) avvelenando fiumi così come la vita umana. I casi di tifo fra i cittadini iracheni sono aumentato dieci volte, in gran parte dovuto all'acqua potabile inquinata. L'effetto reale dell' azione militare USA in Iraq, passata e presente, non si saprà per anni, forse per decenni a venire.
"Presto il popolo iracheno vedrà la grande compassione non solo degli Stati Uniti, ma di altre nazioni che si sono profondamente interessate alle condizioni umane dentro quel paese"
-G.W. Bush at Pentagon Briefing, March 25, 2003
"Le forze della coalizione prenderanno ogni misura per proteggere i civili innocenti"
D. Rumsfeld, Pentagon Briefing, March 20, 2003

"Il mondo ha inoltre visto la natura di quei giovani, uomini e donne, che combattono per nostro conto. Essi stanno mostrando gentilezza e rispetto versi il popolo iracheno"
- Bush in un discorso radio alla nazione, March 29, 2003

mercoledì 24 ottobre 2007

DI CHI E' IL PETROLIO, ALLORA?

L'Iraq è un "pantano", un "fiasco". Ma ci sono buoni motivi nel pensare che, dalla prospettiva di Bush-Cheney, non sia nessuna di queste cose.
L'Iraq ha 115 miliardi di barilotti delle riserve di petrolio conosciute. E' più di cinque volte il totale negli Stati Uniti. E, a causa del suo isolamento lungo, è il meno esplorato delle nazioni ricche di petrolio del mondo. È stato valutato, dal Consiglio Affari Esteri, che l'Iraq può avere piu' di 220 miliardi di barilotti di petrolio non scoperto; un altro studio parla di 300 miliardi. Se queste stime sono dovunque vicine alla realtà, le forze di Stati Uniti ora sono sedute su un quarto delle risorse petrolifere del mondo. Il valore del petrolio grezzo iracheno, sarebbe dell'ordine di $30 trilioni. A confronto, il costo complessivo dell'invasione/occupazione degli Stati Uniti è intorno $1 trilione.
Chi otterrà l'olio dell'Iraq? Uno dei punti di riferimento dell'Amministrazione Bush per il governo iracheno è il passaggio di una legge per distribuire i profitti del petrolio. Il progetto di legge che gli Stati Uniti hanno scritto per il congresso iracheno cederebbe quasi tutto il petrolio alle aziende occidentali. L'Iraq National Oil Company manterrebbe un controllo di 17 di 80 giacimenti di petrolio attuali dell'Iraq, lasciando il resto, compreso tutto il petrolio non ancora scoperto, sotto il controllo corporativo straniero per 30 anni. "Le aziende straniere non dovrebbero investire i loro guadagni nell'economia irachena, collaborare con le aziende irachene, impiegare operai iracheni o ripartire le nuove tecnologie", ha scritto l'analista Antonia Juhasz sul New York Times a marzo, dopo che il progetto di legge è trapelato. "Potrebbero persino superare “l'instabilità" corrente dell'Iraq firmando i contratti ora, mentre il governo iracheno è più debole e poi attendere almeno due anni prima di mettere piede nel paese. La vasta maggioranza del petrolio dell'Iraq allora sarebbe lasciato sottoterra per almeno due anni piuttosto che usarla per lo sviluppo economico del paese. Come gli Stati Uniti effettueranno l'egemonia sul petrolio iracheno? Stabilendo basi militari permanenti nell'Iraq. Cinque super-basi autosufficienti sono già in fase di completamento. Tutte sono lontane dalle aree urbane dove la maggior parte dei incidenti sono accaduti. Nel febbraio dell'anno scorso, il reporter Thomas Ricks del Washington Post ha descritto una di queste strutture, la base aerea di Balad, a quaranta miglia di Nord di Bagdad. Un pezzo (ben-fortificato) di periferia americana nel mezzo del deserto iracheno; Balad ha i loro fast-food, un terreno da golf miniatura, un campo di football americano, un cinematografo e rioni distinti fra loro. La "KBR-land", chiamata così dopo che la filiale di Halliburton ha fatto la maggior parte dei lavori di costruzione alla base. Anche se poche delle 20.000 truppe americane disposte là hanno avuto mai contatto con un iracheno, la pista alla base è una più occupata al mondo. "Siamo dietro soltanto Heathrow ora," ha detto il comandante dell'aeronautica Ricks. Il Dipartimento della Difesa era inizialmente evasivo circa queste basi. Nel 2003, Donald Rumsfeld ha detto: "Io non ho mai, per quel che posso ricordare, sentito l'argomento di basi permanenti in Iraq discusso in alcuna riunione". Ma questa estate l'Amministrazione Bush ha cominciato a parlare apertamente di disporre le truppe americane nell'Iraq per gli anni, persino decenni. Ma gli Stati Uniti potranno effettuare una presenza militare indefinita nell'Iraq? Daranno plausibilmente una spiegazione razionale per rimanere là, fino a quando il conflitto civile continuerà, o fino a che ogni gruppetto che si dichiarerà convenientemente di Al-Qaida verrà sterminato. La guerra civile può perdere gradualmente l'intensità come Shiiti, Sunniti ed i Kurdi si ritireranno in zone franche separate. Una divisione de facto sarà il risultato. Ma questa divisione può non diventare mai de jure. Presiedere questo Iraq balcanizzato sarà un governo federale debole a Bagdad, supportato e sorvegliato dal Pentagono, e l'ambasciata degli Stati Uniti che è stata appena costruita, in una zona verde all'interno della zona verde. Per quanto riguarda il numero delle truppe degli Stati Uniti permanentemente disposte in Iraq, il segretario alla difesa, Robert Gates, ha detto al Congresso alla fine di Settembre che nella sua testa ha visto la forza a lungo termine consistere in cinque brigate di combattimento, un quarto del numero corrente, che, con il personale di sostegno, vorrebbe dire 35.000 truppe come minimo, probabilmente accompagnato da un numero uguale di mercenari. (Può aver peccato di modestia, poiché le cinque super-basi possono accomodare fra le dieci e venti mila truppe ciascuna.) Queste forze lasceranno occasionalmente le loro basi per sedare le schermaglie civili, diminuendo così il numero di incidenti. Le basi permanenti saranno tutte situate in modo che si possa volare dentro e fuori senza mettere americani ad ogni angolo della strada. Ma la loro funzione giornaliera principale sarà di proteggere l'infrastruttura del petrolio. Questo è ciò che Bush-Cheney passeranno all'Amministrazione seguente. E se sarà Democratica? Smantellerà le basi e ritirerà le forze degli Stati Uniti? Ehm.. sembra improbabile, tenendo conto dei molti beneficiari dell'occupazione continuata dell'Iraq e dello sfruttamento delle sue risorse petrolifere. I tre candidati Democratici principali Hillary Clinton, Barack Obama e John Edwards, hanno rifiutato di promettere che, se scelti, avrebbero rimosso le forze americane dall'Iraq prima del 2013, a conclusione del loro primo mandato.
Fra i vincitori: le aziende come la Halliburton; le stesse compagnie petrolifere (i profitti saranno inimmaginabili e perfino Democratici possono essere comprati); Gli elettori degli Stati Uniti, ai quali sarà garantito la stabilizzazione dei prezzi alla pompa di gas ( sembra essere la loro unica preoccupazione); Europa ed il Giappone, entrambe trarranno beneficio dal controllo occidentale di una così grande parte delle riserve di petrolio del mondo, e di cui i capi quindi strizzerano l'occhio all'occupazione permanente. Fra i perdenti è la Russia, che più non potrà più tiranneggiare le proprie risorse energetiche sull' Europa. Un altro grande perdente è OPEC e particolarmente l'Arabia Saudita, il cui potere di mantenere i prezzi del petrolio elevati facendo rispettare le quote di produzione sarà compromessa seriamente.

E allora, qualche miliardo di dollari al mese e alcune dozzine di infortuni mortali americani sono trascurabili confrontati ai $30 trilioni in ricchezza del petrolio, supremazia geopolitica americana garantita e il gas poco costoso per gli elettori. In termini di realpolitik, l'invasione dell'Iraq non è un fiasco; è un successo clamoroso.

martedì 23 ottobre 2007

UOMINI-BOMBA. I VOLTI DIMENTICATI DELLA GUERRA

Un articolo dall'Afghanistan la settimana scorsa parlava di due tragedie. Nella provincia di Paktika un giovane, con indosso un corpetto esplosivo, era in viaggio verso il luogo in cui si sarebbe fatto esplodere. Poi, ha visto della gente in preghiera in una moschea ed ha cambiato idea. È andato alla polizia. Ha cominciato a rimuovere il corpetto esplosivo, ma è esploso. Lui solo è rimasto ucciso. Nella provincia di Uruzgan, un giovane, tornato a casa recentemente dal Pakistan dove aveva frequentato una scuola religiosa, ha annunciato una simile intenzione alla sua famiglia. Stava andando ad uccidere il nemico uccidendosi. L'articolo diceva che ha consegnato $3.600, presumibilmente la ricompensa per ciò che stava per fare. Davanti a sua madre, al fratello ed a due sorelle, ha mostrato l'ordigno che aveva indosso. La madre del giovane, sconvolta, immediatamente ha provato a togliergli il corpetto. La bomba è esplosa. Il giovane, sua madre ed i suoi tre fratelli sono rimasti uccisi all'istante. I rapporti dall'Afghanistan e dall'Iraq sono come un flusso costante d'indifferenza. Conosciamo l'esatta cifra di quanti combattenti della coalizione sono morti, ma le stime delle morti irachene vanno dai dieci alle centinaia di migliaia. Una singola morte è una tragedia; un milione una semplice statistica. Nel frattempo, poichè questi uomini che si fanno saltare in aria trattano i loro corpi come armi, così facciamo noi; come se quegli assassini anonimi fossero effettivamente automi, strumenti di morte. Eppure, questo racconto dei due uomini-bomba suggerisce che ogni azione di questo genere, non importa se spinto da indottrinamento o da disperazione, debba comportare reazioni umane.
Durante la I guerra mondiale, quando il Parlamento britannico stava promulgando una legge sul reclutamento, in modo che i reclutatori avrebbero potuto sostituire la truppa esaurita nelle trincee, un politico dichiarò, "il rifornimento necessario degli eroi deve essere effettuato a tutti i costi". Un rifornimento apparentemente infinito di uomini-bomba votati al suicidio, è quello che rende la guerra americana l'orrore che è. I cattivi ad un lato, gli eroi all'altro; ma chi sono quegli uomini-bomba? Chi sono le loro madri, i fratelli e le sorelle? I due avvenimenti in Afghanistan offrono uno sguardo nella profondità umana di questo atto al contrario inumano. L'ansia e la paura certamente accompagnano ogni suicida lungo la strada verso la morte; l'angoscia ed il terrore devono riempire i cuori dei loro membri di famiglia, quando essi sanno.
Penso a quella madre. Che cosa era il significato della sua vita se non il benessere dei suoi bambini? Che cosa potrebbe essere peggio della morte dei suoi figli per mano di un'altro suo figlio? Come la madre, nel vedere quell' ordigno indossato da suo figlio abbia tentato disperatamente di toglierglielo, e come potrebbe non aver gridato dentro di sé: "chi ha fatto questo al mio ragazzo?" Penso ai fratelli, testimoni dell'evolversi di quell'orrore di fronte a loro. Quanto indifesi devono essersi sentiti, con il loro ultimo sguardo fisso sulla distruzione di tutto ciò che gli avevano insegnato ad amare e stimare. Penso ai proprietari della bomba, che hanno reclutato quei ragazzi, li hanno influenzati, hanno ingannato loro nell'immaginare che la morte potrebbe essere un'affermazione. E penso a coloro che hanno generato la situazione all'interno della quale è scaturito tutto questo.
Che cosa è quella situazione se non corpetto esplosivo? Non è mancanza di rispetto a questa gente morta riconoscere questa immagine come metafora di che cosa gli Americani hanno generato. Sono loro i proprietari della bomba, hanno avvolto l'Iraq con cavi ed ordigni al plastico. Come possono rimuovere la bomba senza farla esplodere?
La guerra civile irachena, il conflitto con l'Iran, la violenza curda turca, il caos per tutto il Medio Oriente; adesso il Presidente Bush dice che, se non disinnescano con attenzione l'ordigno, la III guerra mondiale comincerà. E' lo stesso Bush che alla fine riconosce quello che sotto la sua leadership gli Stati Uniti hanno fatto. Hanno messo un corpetto esplosivo alla Terra. Ed ora il loro lavoro è di disinnescarlo.
fonte: TheBostonGlobe

lunedì 22 ottobre 2007

L'IRAN:11,000 MISSILI IN UN MINUTO SE ATTACCATO

TEHRAN:L'Iran Sabato ha avvertito che tirerebbe 11.000 razzi contro le basi nemiche se gli Stati Uniti lanciassero l'azione militare contro la repubblica islamica. "Durante il primo minuto di un'invasione dal nemico, 11.000 razzi e cannoni farebbero fuoco contro le basi nemiche", ha detto il generale di brigata delle Guardie Rivoluzionarie, Mahmoud Chaharbaghi. "Questo volume e velocità di fuoco continuerebbe," ha aggiunto Chaharbaghi, che è comandante d'artiglieria e dei missili delle forze terrestri delle Guardie, secondo l'agenzia di notizie semiufficiale Fars. Gli Stati Uniti non hanno mai messo da parte un'attacco all'Iran per mettere fine al programma nucleare iraniano, che gli Stati Uniti sostengono essere puntato alla creazione di armi nucleari ma che l'Iran dichiara avere unicamente scopi pacifici. L'Iran da parte sua non ha mai avuto intenzione di iniziare un attacco ma ha avvertito di una devastante risposta a qualsiasi atto di aggressione contro il suo paese. La guerra non durerà a lungo: "Se una guerra scoppiasse in avvenire, non durerà a lungo perché ci sbatteranno il muso", ha detto Chaharbaghi. "Ora il nemico dovrebbe chiedersi quanta gente è pronto a sacrificare per la stupidità di un attacco all'Iran", ha dichiarato. I funzionari iraniani hanno avvertito ripetutamente che, in caso di attacco, i militari designerebbero come obbiettivi le basi delle forze di Stati Uniti che operano nei vicini Iraq e Afghanistan; già hanno questi luoghi sotto stretta sorveglianza. Chaharbaghi ha detto che le Guardie presto entreranno in possesso di "razzi con una portata di 250 chilometri" mentre la portata corrente dei razzi è di 150 chilometri. "Abbiamo identificato i nostri obiettivi e con una stretta sorveglianza su essi, possiamo rispondere immediatamente alla stupidità del nemico", Chaharbaghi ha aggiunto. Le armi delle Guardie sono state dispiegate al di fuori del paese in modo da non risentire l'effetto dei colpi degli Stati Uniti contro le istallazioni militari. Le Guardie sono esercito dell'elite dell'Iran e responsabili delle sue armi più significative come il missile a lunga gittata Shahab-3 che ha Israele e le basi degli Stati Uniti in Medio Oriente all'interno della sua portata di lancio.
fonte:DailyTimes

ROMA. SIT-IN PER RICORDARE OLTRE UN MILIONE DI MORTI CIVILI IN IRAQ.

Fuori le truppe dall'Iraq

No ad azioni militari contro l'Iran

Peaceandjustice.it

Roma, Piazza Navona

sabato, 27 ottobre, ore 17.30-19.30
Sabato, 27 ottobre, per la prima volta, si organizzano manifestazioni di massa contemporaneamente in 11 città negli Stati Uniti per esigere il ritiro immediato delle truppe dall'Iraq ed opporsi ad azioni militari contro l'Iran. La gente scenderà in piazza nelle grandi città come Boston, Chicago, Los Angeles, New York, Orlando, Philadelphia, San Francisco e Seattle ma anche a New Orleans, anch'essa vittima di politiche devastanti, a Jonesborough nel Tennessee, dove si trova la sede di uno dei più grandi produttori di armi a base di uranio impoverito e a Salt Lake City nello Utah, l'unico stato dove Bush mantiene un indice di consenso sopra il 50%.
A Roma, gli Statunitensi per la pace e la giustizia organizzano un sit-in di solidarietà per sostenere le manifestazioni negli Stati Uniti, ma sopratutto per richiamare l'attenzione su oltre un milioni di morti civili, oltre due milioni di sfollati interni e oltre due milioni di iracheni che hanno lasciato il paese. Un paese dove è diventato tragicamente comune il detto “oggi è meglio che domani”.
Invitiamo tutte e tutti ad unirsi a noi questo sabato per chiedere la fine dell'occupazione dell'Iraq e per dire no ad azioni militari contro l'Iran. E di aggiungere un nastro del ricordo per tenere vivo il nome di una vittima civile innocente.
Peaceandjustice.it

domenica 21 ottobre 2007

ISRAELE SHOCK: I RACCONTI DEI SOLDATI SULLE BRUTALITA' AI PALESTINESI

Uno studio di una psicologa israeliana sul comportamento violento dei soldati israeliani sta provocando forti polemiche ed ha sollevato domande urgenti circa il modo che l'esercito opera nella striscia di Gaza e nella West Bank. Nufar Yishai-Karin, psicologo clinico all'università Hebrew a Gerusalemme, ha intervistato 21 soldati israeliani e ascoltato confessioni di frequenti assalti brutali contro i Palestinesi, aggravati da scarso addestramento e disciplina. Nel suo rapporto recentmente pubblicato, insieme al professor Yoel Elizur, Yishai-Karin dettaglia una serie di violenti incidenti, compreso la violenza ad un bambino di quattro anni da parte di un ufficiale. Il rapporto, pubblicato il mese scorso in una forma abbreviata nel giornale Haaretz, ha innescato un dibattito caloroso in Israele. Secondo Yishai Karin: "Ad un punto o ad un altro del loro servizio, la maggior parte degli intervistati hanno amato la violenza. Hanno goduto della violenza perché rompeva la routine. Inoltre hanno goduto della sensazione di potere nella violenza e nel senso del pericolo". Nelle parole di un soldato: "La verità? Quando c' è caos, mi piace. Quello è quando lo godo. È come una droga. Se non entro in Rafah e se non c'è una volta un certo genere di tumulto per alcune settimane, vado fuori di matto." Un altro ha spiegato: "La cosa più importante è che rimuove la responsabilità della legge da voi. Senti che sei tu la legge. Sei la persona che decide… Come se a partire dal momento lasciate il posto che è chiamato Eretz Yisrael [la terra di Israele] ed entra attraverso il checkpoint di Erez nella striscia di Gaza, sei la legge. Sei Dio." I soldati hanno descritto le dozzine di avvenimenti di estrema violenza. Uno ha ricordato un avvenimento quando un Palestinese è stato sparato per nessun motivo e lasciato sulla strada. "Stavamo trasportando armi quando questo tipo, sui 25 anni, è passato vicino nella via e, così, senza nessun motivo, non ha lanciato pietre, senza aver fatto niente...BANG! una pallottola nello stomaco. Gli abbiamo sparato, il tipo stava morendo sulla strada e noi abbiamo continuato ad andare, apaticamente. Nessuno di noi gli ha dato un secondo sguardo," ha detto. I soldati hanno sviluppato una mentalità in cui avrebbero usato la violenza fisica per trattenere i Palestinesi dall'abuso. Uno di loro ha descritto la violenza sulle donne. "Con le donne non ho problemi. Una che ha avuto da dire le ho dato dei calci qui [indicando gli organi genitali], io le ho rotto tutto là. Non può avere bambini. La volta prossima non farà obiezioni. Quando una di loro mi ha sputato, le ho dato l'estremità del fucile in faccia. Non ha più nulla da sputare adesso." Yishai-Karin ha trovato che la violenza dei soldati contro i Palestinesi inizia fin dalle loro prime settimane di formazione di base. La rilevazione del rapporto ai media israeliani ha provocato una risposta notevole. Lo studio e le reazioni ad esso hanno segnato un netto cambiamento negli israeliani nel modo di considerare il loro periodo di servizio militare, specialmente nei territori occupati che si è riflesso nell'incremento dei livelli di obiezioni di coscienza. Il dibattito contrasta acutamente con un esercito israeliano dove alle nuove reclute viene insegnato che stanno facendo parte "dell'esercito più etico nel mondo", un ritornello che echeggia ovunque nella società israeliana. Nella sua dottrina, pubblicata sul suo sito Web, l'esercito israeliano da risalto alla dignità umana: "L'esercito israeliano e i suoi soldati sono obbligati a proteggere la dignità umana. Ogni essere umano ha il suo valore indipendentemente alla sua origine, religione, nazionalità, genere, condizione o posizione." Yishai-Karin, in un'intervista con Haaretz, descrive come la sua ricerca sia venuta fuori dalla sua stessa esperienza come soldato ad una base dell'esercito a Rafah nella striscia di Gaza. Ha intervistato 18 soldati ordinari e tre ufficiali che avevano servito a Gaza. I soldati hanno descritto come la violenza fosse incoraggiata da alcuni comandanti. Un soldato ricorda: "Dopo due mesi a Rafah, è arrivato il nuovo comandante … Così facciamo una prima pattuglia con lui. Sono le 6 am, Rafah è sotto coprifuoco, non c'è un cane per strada. Soltanto un bambino di quattro anni che gioca nella sabbia. Sta costruendo un castello. L'ufficiale comincia improvvisamente a correre e noi tutti con lui. Proveniva dagli assistenti tecnici di combattimento. "Ha afferrato il bambino. Sono un degenerato se non sto dicendo la verità!.. Ha rotto la sua mano qui al polso, ha rotto il suo piedino qui. Ed iniziato a calpestare il suo stomaco, per tre volte ed è andato via. Eravamo tutti là, a bocca aperta, guardandolo scioccati… "Il giorno dopo sono uscito con lui su un'altra pattuglia ed i soldati già stavano cominciando fare la stessa cosa." Yishai-Karin ha concluso che il motivo principale della violenza dei soldati era una mancanza di addestramento. Ha trovato che i soldati non sapevano che cosa ci si aspettasse da loro e quindi erano lasciati liberi di sviluppare il loro proprio comportamento. Più a lungo un'unità veniva lasciata nel campo, più violenta diventava. I soldati israeliani, ha concluso, hanno un livello di violenza che è universale in tutte le nazioni e culture. Se viene permesso di operare in circostanze difficili, come a Gaza e West Bank, senza un addestramento e un adeguato controllo, la violenza salta fuori.
fonte: Guardian

venerdì 5 ottobre 2007

TORTURA E VIOLENZA NELLE PRIGIONI IRACHENE DEI BAMBINI

Anche i bambini possono essere incarcerati in Iraq, detenuti in prigioni speciali. Ma ciò non è abbastanza. Possono anche violentati, torturati e bruciati. Questa è una nuova immagine che emerge della "liberazione" portata dagli USA di un paese che sta sanguinando da quando gli Stati Uniti e i suoi alleati lo hanno invaso nel 2003. Ma la disgrazia della prigione questa volta non è direttamente collegata agli americani invasori, benchè il mondo ancora non abbia dimenticato le loro atrocità e pratiche inumane alla prigione di Abu Ghraib. I bambini languiscono in prigioni amministrate dal Primo Ministro Nouri Al-Maliki. Sembra che l'unica storia di successo degli invasori statunitensi e dei loro lacché iracheni di cui possano vantarsi sia la costruzione di numerose prigioni ora disponibili da una parte all'altra del paese. I canali satellitari della televisione araba, la settimana scorsa hanno scioccato i loro spettatori quando hanno trasmesso filmati di bambini che portavano evidenti segni di tortura. Bambini che sono stati imprigionati durante le operazioni militari nelle vicinanze di Bagdad; ad Adhamiya, Latifiya, Doura e Hay al-Amel. Imprigionati non perchè capaci di commettere un qualunque reato, ma perché portavano nomi che rivelano la loro identità settaria. La "Iraqi Bar Society", un gruppo indipendente con base a Londra, ha condannato il governo per la detenzione e l'abuso di bambini: "Facciamo sapere a tutti i funzionari di diverso rango in Iraq... che prima o poi saranno giudicati responsabili per i loro crimini," Iraqi Bar ha detto in una dichiarazione. La conduzione della campagna per liberare i bambini incarcerati ed i prigionieri innocenti in prigioni irachene è il vice Presidente iracheno Tareq Al-Hashemi. Ha scoperto le celle segrete in cui i bambini subivano torture durante la visita al centro di detenzione nel distretto di Tobji a Bagdad.
E' lui che ha portato la loro tragedia all'attenzione dei media.

PIU' TAGLIE CAUSERANNO LA DETENZIONE DI MOLTI CIVILI INNOCENTI

L'Amministrazione Bush ha approntato un altro programma di taglie che si risolverà indubbiamente nell'arresto, l'incarcerazione, forse per anni, di centinaia persone innocenti in Afghanistan e nel Pakistan, se la storia si ripete. I militari degli Stati Uniti pagheranno dovunque da $20.000 - $200.000 per dodici "Most Wanted", capi al-Qaeda e Talibani. Manifesti e tabelloni sono stati affissi in Afghanistan e in Pakistan con i nomi e le foto dei dodici, nella speranza che saranno consegnati da conoscenti o da nemici personali. Inoltre, gli Stati Uniti stanno pagando fino a $10.000 ad afgani che denunciano qualunque combattente straniero. Gli afgani che raccontano alle autorità dettagli sulle bombe messe sulle strade ricevono lauti pagamenti, con conseguenza che molti afgani innocenti vengono consegnati e detenuti per lunghi periodi. Dopo sei anni, gli Stati Uniti, nonostante sia stato un fallimento, hanno ancora una taglia di $25 milioni su Osama bin Laden e una taglia $10 milioni sul capo Mullah Omar dei Talibani.
Sono trascorsi più di cinque anni e mezzo dall'apertura dei rinomati campi di prigionia americani nella stazione aerea navale di Guantánamo a Cuba. E nel corso di questi cinque anni e mezzo, da quando gli Stati Uniti hanno iniziato il trasporto di prigionieri a Guantánamo, circa il 99% dei prigionieri non sono stati mai accusati di alcuna trasgressione, molto meno di un crimine.
Delle circa 770 persone incarcerate a Guantanamo, circa 400 di questi detenuti, secondo l'amministrazione Bush "il peggio del peggio", sono stati liberati senza accuse, molti ritornati alle loro famiglie. Che alcuni prigionieri sono stati liberati è dovuto quasi interamente all'indignazione e pressione diplomatica dei loro paesi d'origine; i cittadini europei a Guantanamo sono stati fra i primi ad uscire. Ma ciò che la maggior parte del mondo ancora non realizza è la disinformazione diffusa sia dall'Amministrazione Bush che dai militari degli Stati Uniti: per esempio, le forze USA hanno catturato soltanto 5% di tutti i prigionieri di Guantánamo; 55% dei prigionieri non sono mai stati trovati dai militari a commettere alcun atto ostile contro gli Stati Uniti o i loro alleati della coalizione; la vasta maggioranza dei prigionieri a Guantánamo è stata consegnata agli Americani in cambio di grandi taglie pagate dagli americani. Oltre 370 persone ancora rimangono nella prigione di Guantanamo, consegnati alle forze degli Stati Uniti in Afghanistan e in Pakistan per ricompense che vanno da $5.000 (per i presunti Talibani) a $25.000 (per presunti al-Qaeda). Secondo l'Amministrazione Bush 300 non saranno mai accusati, tuttavia sono ancora detenuti dopo cinque anni e mezzo e soltanto 50 - 70 prigionieri saranno accusati.
Mohamed Lemine Ould Sidi, un uomo mauritaniano arrestato nel 2002 in Pakistan, è stato liberato senza accuse da Guantanamo la scorsa settimana. Non aveva avuto mai alcun collegamento con al-Qaeda. E'tornato in Mauritania, le autorità lo hanno interrogato per parecchi giorni. Ha raccontato ai media di aver subito "tortura fisica e psicologica" durante i suoi anni in prigione. "Altri prigionieri, semplici musulmani innocenti sono stati torturati, umiliandoli nel loro credo e la loro dignità umana".
Giovedì alcuni Democratici hanno richiesto al Dipartimento di Giustizia due appunti segreti che, secondo come riferito, autorizzano l'uso di tattiche dolorose e psicologiche di interrogatorio contro i sospetti di terrorismo. I portavoci della Casa Bianca e del Dipartimento di Giustizia continuano a negare l'uso della tortura, dicendo che tali appunti del 2005 non hanno modificato la politica dell'Amministrazione che nel 2004 bandiva la tortura definendola "ripugnante" (oggi sul Washington Post). Ma migliaia di pagine di memorandum generati dagli agenti FBI sul trattamento dei prigionieri nei campi di prigionia di Guantánamo alterano le asserzioni vuote dell'Amministrazione e dipingono un'immagine torva ed accurata. (rapporto pdf)
Nè i militari USA nè la CIA godono di buona reputazione circa gli interrogatori dei detenuti. Le barriere linguistiche, la mancanza di comprensione delle tradizioni culturali e una condizione di nessuna responsabilità per le lunghe detenzioni ingiustificate (più di un anno per la maggior parte dei detenuti) hanno assicurato che le politiche di detenzione e di imprigionamento messe in atto dagli USA aumentassero comprensibilmente il numero degli individui e di famiglie che disprezzano gli Stati Uniti, le sue politiche, quelle dei militari e degli altri enti governativi che le realizzano. Purtroppo, questa ultima strategia dell'Amministrazione Bush causerà ancora la detenzione di molti civili innocenti, più bombe sulle strade e più attacchi suicidi alle forze USA e NATO.

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