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domenica 21 settembre 2008

THE KILLING ZONE. Gaza: Terreni occupati e negazione di diritti umani. 60 anni di crimini.

La vita a Gaza è una costante sfida al fuoco dei cecchini israeliani, ai razzi militari e ai buldozers dell'esercito israeliano. Nessuno è al sicuro. Questo documentario "The killing zone" di Sandra Giordania Rodrigo Vasquez svela lo sconvolgente livello di violenza e di odio omicida nella Striscia di Gaza. Civili palestinesi che vivono sotto la costante minaccia di attacchi militari. Ma non solo, anche occidentali sono sotto attacco da parte dell'esercito israeliano. Un incisivo spaccato di vita nei territori occupati, mostrando il vero costo della politica assassina d'Israele.
1° Parte:

2°Parte 3° Parte 4° Parte 5° Parte
Un bambino urla in agonia. C'è una scheggia di granata nel suo occhio, nella gamba, nello stomaco e nei piedi. Stava giocando per strada fuori casa sua, quando un elicottero israeliano ha sparato missili contro un auto di un membro di Hamas. Dieci minuti più tardi, l'elicottero è ritornato e ha sparato due bombe, irrorando la zona circostante di schegge di metallo. Makmoud è soltanto uno dei 47 feriti nell'attacco. Altri quattro sono stati uccisi.
La sensazione a Gaza è che l'Occidente accetti questo tipo di azione. E che a nessuno importi quanti cosiddetti 'danni collaterali' provochi. La "dura"politica d'Israele è rivolta ai militanti, ma sono i civili che alla fine ne pagano il prezzo.
Huda Darwish. 12 anni, era a scuola, seduta nella sua classe quando una pallottola vagante di un cecchino israeliano l'ha colpita. Dopo tre settimane in coma, si è finalmente risvegliata. La gioia dei suoi genitori è svanita rapidamente quando si sono resi conto che il proiettile l'aveva resa irrimediabilmente cieca. La sua vita era stata improvvisamente sconvolta. "Voglio morire. Perché è accaduto a me?" Chiede. La sua famiglia non ha risposte. Ma come è potuto accadere? La scuola di Huda è a Rafah ed è gestita dalle Nazioni Unite in un grande spazio aperto, ma una postazione militare israeliana è situata a soli 500 metri di distanza. Come entriamo in classe, una granata esplode nelle vicinanze. I bambini terrorizzati fuggono sotto i loro banchi. Una ragazzina è così traumatizzata, è in stato di shock. Il loro insegnante dice che questo accade continuamente. Quasi ogni giorno, le truppe israeliane lasciano la loro base a Rafah per andare a demolire con i loro buldozer le case dei palestinesi. "Questa è una zona di combattimento" spiega il colonnello Pinky Zoaret. Egli dice che si devono distruggere le case di negare la copertura ai terroristi. Ma la maggior parte delle case appartengono a comuni cittadini palestinesi. Migliaia hanno perso le loro case. E non c'è nessun risarcimento per i senza tetto. "Non riesco a dormire", confida il Dott. Sameer, un residente. "Fumo circa 40 50 sigarette al giorno." I risparmi di tutta una vita sono nella sua casa, ma egli sa che potrebbe perderla in qualsiasi momento.
Coloro che cercano di fermare la violenza possono finire per pagare con la loro vita. Rachel Corrie era uno di loro. Ha portato il dramma dei palestinesi all'attenzione del mondo ed è morta, schiacciata da un bulldozer israeliano mentre cercava di proteggere un edificio. L'IDF sostiene che è morta a causa del proprio irresponsabile e illegale comportamento. Ma testimoni oculari raccontano una storia diversa. "Il conducente poteva vedere chiaramente che lei era lì", afferma la sua amica. "Ma invece di fermarsi, è andato avanti". Mesi dopo, il fotografo inglese Tom Hurndall è stato colpito mentre cercava di salvare una bambina di sei anni dai colpi di armi da fuoco. Poi il cameraman James Miller, ucciso dal fuoco israeliano. "James è morto perché noi confidavamo nel fatto che loro si sarebbero comportati come un esercito civile. Sapevamo che potevano vedere che non eravamo armati e che portavamo una bandiera bianca. Credevamo che non ci avrebbero ucciso in queste circostanze, ma hanno sparato James comunque", afferma la suo collega Saira Shah.
Gaza resta ancora una zona di combattimento.
Fonte: Journeyman

60 anni di miseria e di pulizia etnica
6 guerre
4 milioni di profughi palestinesi
562 check-points
6 milioni di rifugiati
20.000 prigionieri politici
468.831 nuovi coloni sui terreni occupati
254 km di Muro-Apartheid
60 Anni di ricorrente criminalità.

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